Storie dietro la tela
14 Aprile 1912. Ore 23:40. «Iceberg right ahead!» “Iceberg proprio davanti” Gridò Frederick Fleet nel telefono a William Murdoch, l’ufficiale che era di guardia sul ponte del transatlantico Titanic. Si avvistarono delle macchie emergere improvvisamente dalla bruma sull’acqua. Si tentò una virata d’emergenza tutta a babordo. Troppo tardi.
La dinamica del tragico incidente è famosissima, soprattutto dopo il celebre capolavoro cinematografico di James Cameroon.
La catastrofe è ricordata come uno degli eventi più gravi in campo marittimo, ma c’è di più. Al di là della disgraziata fine del transatlantico, e del suo equipaggio, ci sono un insieme di dettagli che hanno contribuito a creare il mito del Titanic: La lista degli oggetti smarriti e dei passeggeri. Dal film si evince chiaramente un forte legame tra il Transatlantico e l’arte.
A bordo della sciagurata nave erano presenti molti artisti, pittori e scultori, alcuni sopravvissero, altri purtroppo no. Il talentuoso e popolare Pittore Francis Davis Millet, secondo le cronache, fu visto vivo l’ultima volta mentre aiutava una signora e una bambina a salire a bordo di una lancia di salvataggio. Lo ritrovò la nave posacavi Mackay-Bennet insieme ad altri dispersi ormai senza vita nelle acque dell’atlantico.
Al di là delle esagerazioni cinematografiche e scelte di produzione del film che ci mostrano delle famosissime tele di Picasso e di Monet, decisamente improbabili a trovarsi a bordo, sono andati perduti numerosi oggetti di valore.
Ne abbiamo conoscenza dalle liste dei risarcimenti che la compagnia assicurativa della white star line stilò per rimborsare i passeggeri sopravvissuti per la perdita dei loro averi.
Uno scultore Italiano Emilio Portaluppi, che sopravvisse, ricevette un risarcimento di tremila dollari dell’epoca per la perdita di un ritratto autografato di Giuseppe Garibaldi. Sembra che il Portaluppi fosse, tra l’altro, l’artista che ispirò James Cameroon nella creazione del personaggio interpretato da Leonardo di Caprio.
Il risarcimento più oneroso andò al signor Mauritz Håkan Björnström-Steffansson, un uomo d’affari svedese. Mr. Steffanson, ricevette un indennizzo di Centomila Dollari americani, pari a quasi due Milioni e mezzo di dollari nel 2015 per la perdita di un dipinto: “La Circassienne au bain” di Merry Joseph Blondel. Un Dipinto che quando fu presentato al Salon de Paris nel 1814 fu discusso aspramente e con grande riluttanza da parte della critica; il quadro presentava un tocco grossolano nella torsione del busto della bagnante, ma soprattutto perché, non suscitava né emozione né eccitazione. Fu rivalutato un decennio dopo e ne vennero stampate alcune illustrazioni. Il dipinto fu riprodotto più tardi, dopo la sua perdita, dal pittore John Parker a cavallo degli anni sessanta, ipotizzandone i toni e le tinte. Ci troviamo davanti a una “Bellezza Circassa”, o donna della Circassia, attuale Georgia. Le Circasse erano le rinomate bellezze caucasiche, schiave nell’harem del sultano durante il periodo dell’impero ottomano che, in pittura, diventarono l’immagine di quella corrente erotica dell’orientalismo. Un precursore? forse si. Sicuramente un’immagine che, oramai, rappresenta la storia di un triste destino e che resterà ad arredare i fondali dell’oceano insieme a molte altre opere di cui, ancora, non abbiamo conoscenza.
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